[:it]I fichi d’India sono il cibo del domani: resistenti al caldo e ai climi aridi e capaci di assorbire alte quantità di CO2
[Articolo di Simone Valesini – Repubblica.it] – Mentre il clima muta sempre di più, la Terra si fa sempre più affollata. E con una popolazione globale che supererà i nove miliardi e mezzo di esseri umani entro il 2050, anche la nostra alimentazione è destinata a cambiare. Si parla sempre più spesso di cibi alternativi – come gli insetti -, ma uno dei più promettenti alimenti del futuro è già diffusissimo sulle tavole degli italiani e cresce tanto rigoglioso in Sicilia d’essere diventato uno dei suoi simboli: l’Opuntia ficus-indica, o fico d’India.
Cactus di origine messicana coltivato da secoli anche nel bacino del Mediterraneo, per efficienza idrica, resistenza all’inquinamento atmosferico e proprietà nutrizionali rappresenterà una risorsa straordinaria in moltissime aree semi-desertiche del pianeta. E che visti i cambiamenti climatici ormai in atto, rischia di diventare sempre più comune anche nei nostri piatti. A sostenerlo è un libro realizzato dalla Fao e dall’agenzia no profit Icarda, che mette in luce l’importanza straordinaria – e in buona parte ancora inesplorata – che potrebbe rivestire il fico d’India nell’alimentazione umana e nell’allevamento.

RESISTENZA ALLA SICCITÀ – “Il fico d’India è una pianta che ha una resa straordinaria nelle regioni aride”, spiega Paolo Inglese, professore di Coltivazione Arborea dell’Università di Palermo che ha coordinato il volume presentato dalla Fao. “Il merito è del suo particolare metabolismo, in qualche modo invertito rispetto alle piante tradizionali: apre infatti i suoi stomi durante la notte, effettuando gli scambi gassosi necessari per la fotosintesi quando le temperature sono più miti e l’umidità è maggiore, e corre quindi meno rischi di perdere liquidi a causa dell’evaporazione. È inoltre in grado di incamerare l’acqua in eccesso nelle sue pale, e di sopravvivere anche con precipitazioni sporadiche”. Caratteristiche che lo rendono imbattibile quando c’è carenza di acqua: la coltura più efficiente al mondo per quanto riguarda lo sfruttamento di risorse idriche. Se pensiamo alla barbabietola, una delle piante più coltivate per produrre mangimi, il fico d’India richiede ben l’80% di acqua in meno a parità di biomassa, cioè per produrre la medesima quantità di foraggio. “È una pianta eccezionale, che fornisce un’enorme varietà di servizi ecosistemici – continua Inglese – può essere utilizzata nell’alimentazione umana, nella produzione di mangimi per il bestiame, per allevare insetti con cui produrre coloranti naturali, e il tutto svolgendo anche un’importante funzione di protezione del terreno nei confronti della desertificazione”.

NON SOLO FRUTTI – Se parliamo di alimentazione, per noi italiani il fico d’India è sinonimo dei suoi frutti. Ma nella sua zona di origine, il Messico, viene consumato anche come verdura. Ed è considerato un’autentica primizia: sono i cosiddetti nopalitos, le foglie giovani che vengono mangiate sia fresche che conservate. Ci si preparano insalate, zuppe e frittate, e sono dotate di proprietà nutritive ottimali, simili – spiega l’esperto – a quelle della nostra fagiolina.

UNA ‘SPUGNA’ ANTI-INQUINAMENTO – Altra capacità sorprendente è infine quella di assorbire altissime quantità di CO2. L’Opuntia ficus-indica è infatti in grado di fissare (e quindi eliminare dall’atmosfera) circa cinque tonnellate di anidride carbonica per ettaro di coltivazione, uno dei valori più alti tra le specie vegetali conosciute. E non solo, perché il fico d’India fa anche di più: tollera un ambiente con alte concentrazioni di anidride carbonica, e anzi vi prospera.

UNA RISORSA GLOBALE – E in un mondo che rischia di diventare sempre più arido e inquinato a causa dei cambiamenti climatici e dei consumi di combustibili fossili, sono caratteristiche che potrebbero renderla una coltura essenziale in moltissime aree del globo. Anche negli scenari più ottimistici, una pianta del genere potrebbe risultare fondamentale per sfamare circa 1 miliardo di esseri umani che vivono in zone aride e in paesi in via di sviluppo. E guardando agli scenari peggiori, in cui i cambiamenti in atto potrebbero colpire duramente anche l’Europa e il bacino del Mediterraneo, l’utilizzo del fico d’India potrebbe rivelarsi importante anche alle nostre latitudini. Se non altro – viene da dire – sarà più facile da digerire dell’entomofagia.

 [:en]Indian figs are the food of tomorrow: resistant to heat and arid climates and able to absorb high amounts of CO2.
Simone Valesini article – Repubblica. it] – As the climate changes more and more, the Earth becomes increasingly crowded. And with a global population that will exceed nine and a half billion human beings by 2050, our diet will also change. We are increasingly talking about alternative foods – such as insects – but one of the most promising foods of the future is already widespread on the tables of Italians and grows so luxuriant in Sicily that it has become one of its symbols: the Opuntia ficus-indica, or fig tree of India.
Cactus of Mexican origin, cultivated for centuries also in the Mediterranean basin, for its water efficiency, resistance to atmospheric pollution and nutritional properties, will represent an extraordinary resource in many semi-desert areas of the planet. And that, given the current climate change, risks becoming more and more common also in our dishes. To support it is a book written by FAO and the non-profit agency Icarda, which highlights the extraordinary importance – and still largely unexplored – that the fig tree of India could have in human nutrition and breeding.

RESISTANCE TO SAFETY – “The fig tree of India is a plant that has an extraordinary yield in arid regions,”explains Paolo Inglese, professor of Arboreal Cultivation at the University of Palermo, who coordinated the volume presented by FAO. “The merit is of its particular metabolism, in some way inverted compared to traditional plants: in fact, it opens its stomachs during the night, carrying out the gaseous exchanges necessary for photosynthesis when the temperatures are milder and the humidity is higher, and therefore runs less risk of losing liquids due to evaporation. It is also able to collect excess water in its blades and survive even with sporadic rainfall. Characteristics that make it unbeatable when there is a shortage of water: the most efficient crop in the world for the exploitation of water resources. If we think of beet, one of the most cultivated plants for producing feed, the fig from India requires 80% less water for the same biomass, that is to say, to produce the same amount of fodder. “It is an exceptional plant, which provides a huge variety of ecosystem services – continues English – can be used in human nutrition, in the production of feed for livestock, to breed insects with which to produce natural dyes, and all this also plays an important role in protecting the soil from desertification”.

DO NOT ONLY FRUIT – If we talk about nutrition, for us Italians the fig tree of India is synonymous with its fruits. But in its area of origin, Mexico, is also eaten as a vegetable. And it is considered an authentic firstfruit: it is the so-called nopalithos, the young leaves that are eaten both fresh and preserved. Salads, soups and omelettes are prepared and have optimal nutritional properties, similar to those of our bean bean,”explains the expert.

AN’ SPUGNA’ ANTI-INQUINATION – Another amazing capacity is finally to absorb very high amounts of CO2. The Opuntia ficus-indica is in fact able to fix (and therefore remove from the atmosphere) about five tons of carbon dioxide per hectare of cultivation, one of the highest values among known plant species. And not only that, because the fig tree in India does even more: it tolerates an environment with high concentrations of carbon dioxide, and indeed thrives there.

A GLOBAL RESOURCE – And in a world that risks becoming increasingly dry and polluted by climate change and fossil fuel consumption, these are characteristics that could make it an essential crop in many areas of the globe. Even in the most optimistic scenarios, such a plant could be crucial to feed about 1 billion humans living in arid areas and developing countries. Looking at the worst-case scenarios, in which the changes taking place could also hit Europe and the Mediterranean basin hard, the use of Indian fig trees could also be important at our latitudes. If nothing else, it will be easier to digest than entomophagia.[:es]Los higos de la India son el alimento del mañana: resistentes al calor y a los climas áridos y capaces de absorber grandes cantidades de CO2.
Artículo de Simone Valesini – Repubblica. it] – A medida que el clima cambia cada vez más, la Tierra se llena de gente. Y con una población mundial que superará los nueve mil quinientos millones de seres humanos en 2050, nuestra dieta también cambiará. Cada vez más estamos hablando de alimentos alternativos -como los insectos-, pero uno de los alimentos más prometedores del futuro ya está ampliamente difundido en las mesas de los italianos y crece tan exuberante en Sicilia que se ha convertido en uno de sus símbolos: la Opuntia ficus-indica, o higuera de la India.
Los cactus de origen mexicano, cultivados durante siglos también en la cuenca mediterránea, por su eficiencia hídrica, resistencia a la contaminación atmosférica y propiedades nutricionales, representarán un recurso extraordinario en muchas zonas semidesérticas del planeta. Y que, dado el actual cambio climático, corre el riesgo de volverse cada vez más común también en nuestros platos. Para apoyarla, es un libro escrito por la FAO y la agencia sin fines de lucro Icarda, que destaca la extraordinaria importancia – y aún inexplorada en gran parte – que la higuera de la India podría tener en la nutrición y la cría humana.

RESISTENCIA A LA SEGURIDAD – “La higuera de la India es una planta que tiene un rendimiento extraordinario en las regiones áridas”, explica Paolo Inglese, profesor de cultivo arbóreo de la Universidad de Palermo, que coordinó el volumen presentado por la FAO. “El mérito es de su particular metabolismo, de alguna manera invertido en comparación con las plantas tradicionales: de hecho, abre sus estómagos durante la noche, realizando los intercambios gaseosos necesarios para la fotosíntesis cuando las temperaturas son más suaves y la humedad es mayor, por lo que corre menos riesgo de perder líquidos debido a la evaporación. También es capaz de recoger el exceso de agua en sus palas y sobrevivir incluso con lluvias esporádicas. Características que lo hacen insuperable cuando hay escasez de agua: el cultivo más eficiente del mundo para la explotación de los recursos hídricos. Si pensamos en la remolacha, una de las plantas más cultivadas para producir alimento, el higo de la India necesita un 80% menos de agua para la misma biomasa, es decir, para producir la misma cantidad de forraje. “Es una planta excepcional, que proporciona una gran variedad de servicios ecosistémicos – continúa Inglesa – que puede ser utilizada en la nutrición humana, en la producción de alimentos para el ganado, para criar insectos con los que producir tintes naturales, y todo esto también juega un papel importante en la protección del suelo contra la desertificación”.

NO SOLO FRUTAS – Si hablamos de nutrición, para nosotros los italianos la higuera de la India es sinónimo de sus frutos. Pero en su área de origen, México, también se consume como verdura. Y se considera una auténtica primicia: son los llamados nopalitos, las hojas jóvenes que se comen frescas y conservadas. Se preparan ensaladas, sopas y tortillas con óptimas propiedades nutricionales, similares a las de nuestro grano de frijol”, explica el experto.

UNA ANTI-INQUINACIÓN DE’ SPUGNA’ – Otra capacidad asombrosa es finalmente absorber cantidades muy altas de CO2. De hecho, el Opuntia ficus-indica es capaz de fijar (y por lo tanto eliminar de la atmósfera) unas cinco toneladas de dióxido de carbono por hectárea de cultivo, uno de los valores más altos entre las especies vegetales conocidas. Y no sólo eso, porque la higuera en la India hace aún más: tolera un medio ambiente con altas concentraciones de dióxido de carbono, y de hecho prospera allí.

UN RECURSO GLOBAL – Y en un mundo que corre el riesgo de volverse cada vez más seco y contaminado por el cambio climático y el consumo de combustibles fósiles, estas son características que podrían convertirlo en un cultivo esencial en muchas zonas del planeta. Incluso en los escenarios más optimistas, tal planta podría ser crucial para alimentar a cerca de mil millones de seres humanos que viven en zonas áridas y países en desarrollo. Si miramos los peores escenarios posibles, en los que los cambios que se están produciendo podrían afectar duramente a Europa y a la cuenca mediterránea, el uso de higueras indias también podría ser importante en nuestras latitudes. Si nada más, será más fácil de digerir que la entomofagia.[:]